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Erasmus+ in Romania: la tristezza degli addii

Satu Mare in Romania è stata l’ultima tappa del Giro Erasmus+ “No to Violence and Discrimination” durato tre anni.

…E, si sa, l’ultima tappa porta con sé la felicità e la soddisfazione di una fatica che volge al termine ma anche la tristezza di dover dire addio e, forse, salutare per sempre un gruppo di persone ormai divenute care e fraterne perché con te hanno condiviso un cammino fatto di riflessioni, impegni, di differenze accolte con curiosità, di scoperte di luoghi e di personalità delicate, attente, sensibili o a volte “casciarone”.

La visita dell’Antica Dacia è iniziata e finita abbracciati a bagagli nostri o di altri (greci e polacchi) che con noi hanno viaggiato da Budapest (aeroporto) a Satu Mare, su di un pullmino “leggermente” affollato!

La premessa non era delle migliori.

Ma poi… d’incanto, come in ogni tragitto dell’Erasmus, di altri fatti o da fare, il cielo si è aperto agli abbracci, alle amicizie, ai dialoghi in lingua inglese appena masticata o digerita alla grande.

La gioia dello stare insieme ha scalzato la timidezza del primo approccio.

Tutti nel gruppo italico composto da Andrea Perta (il bello e il più desiderato dalle donne presenti!), da Alessio Novellese (il casciarone, sfottitore e mangiatore insaziabile di pappardelle col cinghiale), da Sabino Antonucci (il saggio e impareggiabile maestro di balli), da Michele Carbonella (lo straniero naturalizzato che continua a parlare con il suo slang ischitellano), da Desiree Vecera (la milanese adattatasi alla grande al sud e all’est) e da Mariagiulia De Noia (perennemente rossa di timidezza o di eccessivo sole che riesce a conquistare cuori e labbra in ogni dove!) e dai docenti Valeria Carbone e Vincenzo Romano, hanno messo da parte paure e balbuzie godendo fino in fondo di ogni istante.

Grazie alle tante iniziative il tedio non ha mai avuto modo di fare capolino: stupende le chiese ortodosse istoriate in ogni dove di icone sacre e dorate; affascinante il cimitero azzurro di Săpânța con le lapidi che narrano in maniera ironica di chi tengono custodito sotto terra; gelide le carceri, luogo e memoria di torture per chi dissentiva dal regime comunista; le magnifiche case di legno, i carretti trainati dai cavalli, le tradizioni, i canti e balli antichi, i villaggi Rom, la cucina ricca di carni, bagnata sempre da sorsi di Palinca bevuta in ogni istante e in ogni dove.

La Transilvania ci ha incantati anche con le sue ricchezze e povertà nei loro eccessi, con la sua faticosa ricerca nel tempo di una totale libertà e democrazia e ancora oggi calpestata.

Un saluto commosso e riconoscente va a questo Erasmus+, alle persone incontrate, ai luoghi conosciuti ed in particolare ai docenti che hanno permesso che tutto ciò fosse possibile.

Il team di Satu Mare

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